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La Carne ieri, oggì e domani...novità dalla ricerca

 

 

 

Il 15/11/2016 si è svolto a Roma un simposio scientifico internazionale sul ruolo della carne nell’alimentazione umana.

Vi riporto in sintesi le novità della ricerca, falsi miti e verità scientifiche.

Mi affrettai a prendere un posto in prima fila come è mio solito fare e leggendo l’agenda ero un pò sciettico sulle novità. Alessandro cecchi pavone ha introdotto la giornata che ebbe inizio con le ricerche di Tom Brenna, professore di nutrizione umana e chimica, presso la Cornell University, New York, Stati uniti.

Simpatico sveglio e preparato e riuscito subito a riportare le novità in campo nutrizionale sul tema della carne, che è tanto discusso.

Vi riporto in seguito una breve relazione e personali riflessioni che condivido in pieno con le ricerche del professor Brenna.

La carne rimane uno dei cardini dell’alimentazione umana. A prova di ciò risulta evidente il ruolo dei nutrienti contenuti in essa. Solo per citarne alcuni, vediamo gli amioacidi indispensabili per la crescita, il ferro eme altamente disponibile, lo zinco, la vitamina B12  ed altre vitamine del gruppo B. Non a caso questi nutrienti risultano essenziali per il corretto sviluppo umano, sia a livello fetale, che negli adulti ed anziani per mantenere la crescita e lo sviluppo di diversi tessuti tra i quali citiamo solo per importanza i tessuti neuronali.

Le proteine animali si trovano in carni, pesce, uova e latticini.

L’allevamento dell’animale comporta un valdio profilo di proteine in tutti questi animali, ma lo stesso allevamento è causa di un diverso tenero di grassi contenuto nelle carni di questi animali.

Per dirla in parole povere, questi animali condividono lo stesso profilo animoacidico ma cambiano la percentuali di grassi in base alla dieta alla quale è stata somministrata all’animale durante il suo ciclo vitale.

Da qui è palese la differenza tra carni allevate industrialmente parlando e le carni selvaggine povere in grassi. Ciò non toglie che alcuni allevatori accorti seguono al meglio il profilo alimentare dell’animale e di conseguenza migliorano il valore nutritivo delle carni da loro proposte.

 

 

SOS vegani....

Ed ecco le novità

Nonostante il mio contirbuto non abbia in alcun modo l’intento di giudizio su chi sceglie di adoperare uno stile di vita vegano, è mio dovere riportare lo stato d’arte sulle complicanze orami evidenti su chi adotta questo stile di vita pericoloso dal punto di vista salutitstico a lungo termine.

Infatti la letteratura e la cronaca riportano da alcuni anni casi d gravi carenze nutrizionali riscontrate sopratutto nei figli di genitori che adottano questo stile di vita e lo obbligano ai filgi nei loro albori dello sviluppo.

I vegani non consumano alcun prodotto animale. Questo nell’immediato porta a carenze importanti che solo i tessuti animali riescono a colmare.

Nonacaso non si riscontrano queste carenze nelle altre popolazione di onnivori ed ovo-lactovegetariani.

Il professor Brenna si riferisce poi nel suo discorso ai deficit nutrizionali improtanti in cui va incontro la popolazione vegana che trovo d’obbligo citare come nutrizionista:

Carenze di omega 3, Calcio, Vitamina D, ferro, zinco, e iodio. Queste carenze sono palesi e manifeste in chi adopera lo stile di vita vegano  solo dopo anni dove ormai i danni manifesti sono irreversibili.

 

Inoltre esistono nuovi studi che supportano l’ipotesi di un declino della performance cognitiva, supportando lo stato di fatica cronica e debolezza che comporta questo stile di vita se protratto a lungo.

Importantissima è una slide del pro Brenna che spiega come il profilo aminoacidico dei tessuti animali, sia davvero diverso dai profilo aminoacidico delle piante il chè spiegherebbe la maggiore biodisponibiltà di proteine animali per il nostro corpo rispetto a quelle vegetali.

Aggiungo per l’altro che le proteine vegetali spesso si trovano in forme sotratte e chelate che rendono la loro biodisponbilità media.

Le linee guida del 2015 (American Dietary Guidelines) riportano d’altra parte il consumo eccessivo di proteine d’ animali terresti da parte degli americani in particolar modo da parte della popolazione maschile, ed un consumo basso invece di proteine animali del pesce e dei molluschi. E’ improtante stressa il dottor Benna, cercare di equilibrare tra le varie fonti proteiche ricordando anche che i latticini e le uova rappresentanto fonti essenziali di proteine nella nostra dieta da includere spesso nelle nostre diete.

Con l’allarmismo protratto sulle carni negli ultimi anni è passato anche in secondo piano il ruolo del latte nella crescita umana.

Sono rimasto davvero impressionato dal paragone del dottor Brenna dove ricorda a tutti noi che il Latte è carne liquida sia in termini di analisi biochimiche che in quelli di crescita obbligata.

 

Davvero impressionante. Nonacaso oltre a garantire la crescita corretta dei cuccioli di umani e non, il latte materno è richissimo di Omega 3 indispensabile per la crescita del cervello.

Diversi sono i dati in letteratura che confermano un’aumentata richiesta di omega 3 DHA animale da parte del cervello nei primi 2 anni di vita del cucciolo di mammifero inclusi noi umani.

Ricorda quì il dottor Brenna con una slide elegante come il DHA (OVVERO L’OMEGA 3) sia di origine animale e non vegetale. Infatti l’omega 3 di origine vegetale lo conferma la letteratura è difficile da convertire e quindi da utlizzare da parte del tessuto neuronale.

Questi sono tutti dati che confermano davvero come la carne ed il latte siano davvero indispensabili alla crescita corretta e piena del potenziale genetico racchiuso in ogni bambino.

 

 

Risulta evidente che garantire le proteine animali nelle prime fasi dello sviluppo dovrebbe essere sensibilizzato di più da parte della comunità scientifica onde evitare il susseguirsi di modo pericolose e scelte che possono compromettere la crescita del bambino.

 

Un ulteriore prova del ruolo indispensabile della carne considerando che il profilo del latte è sovrapponibile a quello della carne viene dagli studi ecologisti.

Infatti, in natura i mammiferi sono considerati carnivori obbligati nei primi mesi di vita. Lo conferma l’indispensabilità del latte materno nelle prime fasi di vita.

 

Il simposio prosegue con ll’incontro del professore emerito dell’università di Manitoba in Canda, soffermandosi sul ruolo della carne nell’evoluzione della nostra specie.

Diverse prove ecologiche ci confermano che mangiare carne rappresenta un retaggio evolutivo della nostra specie.

Infatti, cacciare e consumari carni sono stati e lo sono tutt’ora parti integranti della nostra storia evolutiva.

Le critiche degli ultimi decenni su chi non rinuncia a questa fetta preziosa di nutrienti nella sua dieta è sollevata sopratutto da questioni ambientali sostenendo i costi pesanti sull’ambiente dell’allevamento di carni e potenziali effetti negativi della carne sulla salute umana.

Ciò viene fortemente confutato dal professore che sottolinea come sia possibile mangiare carne, rispettare allo stesso modo l’ambiente e non incorrere negli effetti nocivi da consumo eccessivo di carni.

 

 

 

I paesi sviluppati devono porsi l’obiettivo di raggiungere l’armonizazzione di modelli di produzione di carni sostenibili per l’ambiente.

Questo permetterebbe l’accesso alle carni da parte di tutta la popolazione mondiale senza effetti nocivi sull’ambiene ed il territorio.

L’aiuto dei nutrizionisti è di fondamentale importanza per insegnare alle popolazioni le giuste quantità di carni giornaliere da consumare nell’ottica di una dieta equilibrata e bilanciata.

Spesso i miei pazienti rimangono stupefatti dopo un attenta indagine nutrizionale, che rivela come i loro consumi di carne giornaliera vada per il triplo se non il quadruplo della quantitià raccomandata giornaliera.

 

 

Su larga scala, questa consapevolezza da parte delle popolazioni si tradurebbe secondo il professor Smil in riduzione immediata del consumo pro capite di carne, razionalizzazione se non elimiazione dell’utilizzo di antibiotici, moderando l’utilizzo di allevamenti intensivi da parte dei produttori che risulterbbe a sua volta in livelli accettabili di benessere degli animali.

 

Il contributo degli altri relatori tra i quali il professore Giorgio Calabrese, la dott.ssa Silvia Migliaccio e e la dott.ssa Annunziata di Palma ha enfatizzato come le carni all’interno di una dieta equilibrata rappresentano un sostegno indispensabile per una corretta alimentazione imparando a razionalizzare le giuste dosi con l’indispensabile varietà.

 

 

In tal senso le proteine che derivano da carni, pesce, uova, latticini, e legumi andrebbero alternate durante una settimana tipo riducendo il consumo di carni rosse ad una volta a settimana.

È ovvio che da Nutrizionista sento il dovere di consigliare al meglio i miei pazienti. L’evidenza scientifica in campo nutrizionale conferma tutt’oggì l’indispensabilità delle proteine di origine animale che sono largamente rappresentate da uova, latticini, carni terresti ed acquatiche e che trovano largo impiego in una dieta meditterranea sia essa onnivora o ovolactovegetariana.

In tal senso sento il dovere di dover consigliare a chi intraprende lo stile di vita vegano di ricorrere ad integrazione indispensabile con l’aiuto di uno specialista e considerare il suo stile di vita a rischio.

Il simposio si chiude con l’intervento di Lierre Keith, scrittrice americana ex vegana che ha pagato con la sua pelle le conseguenze a lungo termine del veganismo che vi invito a leggere con piacere.

La nutrizione è una scienza e va affrontata con tanto di criticismo. L’esperienza è davvero unica in questi casi. Concludo con un aforisma a me caro di Francois de La Rouchefoucauld:

“Mangiare è bene, mangiare inteligentmente è un arte”.

Dott. Amro Ashmawy

Biologo Nutrizionista e divulgatore scientifico

Iscrizione albo n AA_071976

Studio Medico in

Via Palestro n 41 Roma

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